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Fuga da Fargo |
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Fargo, 25
Marzo 2007 |
Cara Stefania,
il cinema ci ha abituato che la realtà è una semplice
variabile impazzita di un mondo dove la si distorce e la si contraddice
adattandola alle più diverse esigenze: budget dei produttori,
capricci e gelosie di attori, fantasie di sceneggiatori, esigenze
dei registi. Quindi se Cristoforo Colombo nelle varie edizioni
della storia della sua scoperta è stato fatto passare da
alcuni come un mistico visionario, da altri come un sordido calcolatore
e da altri ancora come un fortunato avventuriero non credo sia
lecito meravigliarsi più di tanto: ed anche su l’esattezza
del posto dov’è sbarcato oramai chi ci fa più
caso!
…
La strada principale è una disordinata serie di semafori
e da qualsiasi parte tu decida di voltare il risultato sarà
sempre lo stesso: ti ritroverai in un immenso parcheggio di una
di queste “cattedrali del fai da te”, del
“Tutto per la vostra auto”, “Stufe
e cucine”, “Quello che non avete ma che dovete
avere” che si allungano senza vergogna sino alle periferie
opposte.
Ho passata una intera giornata a cercare dove fossero nascosti
quelle strade del film dove la gente si saluta senza doverle attraversare
ed i loro personaggi sono distrattamente assorti nella ritualità
quotidiana: ho provato anche a fermarmi in un concessionario di
auto dove ho dovuto faticare non poco a liberarmi di uno smilzo
signore dall’aria truffaldina che voleva ad ogni costo convincermi
a cambiare la mia auto con una più grande…
…
Mi auguro anche che le lavanderie di Minneapolis abbiano prodotti
appropriati per toglier quest’odore di pizza–hamburger-patatine-coca
cola che non mi ha lasciato un solo minuto.
Un bacio forte a Te e a Matilde, però promettimi che quando
diventerà grande e ti dirà che vorrà venire
negli Stati Uniti gli leggerai questa lettera.
Papà
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Minneapolis,
27 Marzo 2007
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Distinto signor Francesco
de Marzio,
per un misterioso motivo è arrivata nella casella della
mia posta elettronica la lettera che lei ha inviato a sua figlia.
Credo che questo piacevole disguido sia dovuto all’ aver
lasciato memorizzato il mio indirizzo e-mail nel computer nel
bussines center dell’albergo dove sia io che lei ci troviamo:
poco male visto che oltre a non scrivere nulla di compromettente
o imbarazzante, mi trova pienamente d’accordo sul giudizio
da lei espresso sulla città di Fargo, anzi considero la
sua una cortese descrizione di una realtà molto peggiore
di quella che è stata la sua veloce ma intuitiva impressione.
Fargo deve la sua fortuna alla ferrovia ed ad un cinico quanto
spregiudicato affarismo dei suoi abitanti e ritengo sia meglio
non aggiungere altro, lasciando alla sua fantasia di aggiungere
qualsivoglia illecita risposta “ai perché e ai
come” di quei depositi bancari da capogiro nelle sue
così numerose banche.
Il mio nome è Wilfred Gotwin la mia professione è
avvocato penalista:
…
Qui però ho mosso i primi incerti passi della mia carriera
difendendo con un altalenante successo ladruncoli, prostitute
e altra robetta di poco conto, poi finalmente è arrivato
il primo omicidio: si trattava di un signore che tornando a casa
trovando la moglie non “convenientemente”
appartata con il solito vicino nullafacente e di bell’aspetto,
ha pensato bene di andare a prendere la motosega nella legnaia
con la quale ha trinciato come fossero dei tacchini il Giorno
del Ringraziamento il drudo e la consorte, sotterrandone poi malamente
i pezzi nel giardino.
Se vogliamo si trattava di un “classico senza speranza”
ma le testimonianze, lo stato d’ira , la grave provocazione,
il talamo nuziale violato, i soliti cavilli di cui è infarcito
il nostro sistema giudiziario e dulcis in fundo una giuria popolare
di quelle di una volta e che non se ne trovano più purtroppo,
mi ha consentito di uscire vincitore da una corsa che mi vedeva
perdente in partenza.
…
…
Ed ecco che ci sono ricaduto le ho parlato della mia personale
esperienza, della Minneapolis a cui debbo tanto e non le ho parlato
d’altro: mi rendo conto di essere stato un Virgilio che
ha saputo solo accompagnarla nei gironi dell’Inferno e non
invece lungo i viali della speranza del Purgatorio o nei giardini
della beatitudine del Paradiso.
Cestini questa mia lettera, la nasconda tra le cose senza valore,
l’annulli con una semplice pressione su di un tasto del
computer: domani quando sicuramente la lavanderia dell’albergo
le riconsegnerà i suoi abiti senza “l’odore
di Fargo” e un buon sonno le avrà fatto dimenticare
i richiami degli imbonitori e quegli insopportabili demenziali
squittii delle acquirenti, esca dall’albergo e si faccia
rapire da Minneapolis e non dia retta al racconto nostalgico di
un vecchio signore che della città conosce solo le aule
dei tribunali e le celle delle prigioni.
Con i miei più distinti ossequi
Wilfred Gotwin |
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